Come Ottenere il Rimborso di un’Applicazione Android

di Samuele

Come ottenere il rimborso di un'applicazione Android Ci sono alcune buone abitudini, nel mondo del commercio: se qualcuno ti vende un oggetto difettoso, e tu te ne accorgi, allora te lo sostituiscono. O lo rimborsano. Sì, ci sono anche delle leggi che regolamentano il tutto ma, di solito, le aziende non si fanno problemi a rimborsare e sostituire prodotti difettosi. Ma non tanto per buon cuore quanto per evitare cattiva pubblicità. E, alla fin della fiera, per una multinazionale non è una gran spesa restituire cinquanta, cento o anche mille euro, se evita un passaparola negativo. E se vale per le aziende che operano con prodotti reali dovrebbe valere anche di più con chi vende prodotti digitale. Però, per assurdo, non è così. Infatti la politica di rimborso di Google permette di restituire un’app solo entro 15 minuti dall’acquisto. Anche se non è così stringente come potrebbe sembrare.

I primi 15 minuti

Schermata di conferma dell'acquisto di un'applicazione Android

Comincio con il caso più facile. Cioè quando ci accorgiamo subito che un’applicazione non funziona, o che non corrisponde alla sua descrizione, o semplicemente non è come ci aspettavamo. Appena capiamo di aver speso inutilmente i nostri soldi dobbiamo tornare nel Play Store, cercare l’applicazione e cliccare su “Rimborso”. In questo modo Google bloccherà la transazione, ci restituirà i soldi e disinstallerà l’applicazione dal nostro telefono. Ma questo lo possiamo fare solo entro un quarto d’ora da quando abbiamo pagato.

Non è sempre stato così, qualche anno fa, fino alla fine del 2010, Google permetteva di chiedere il rimborso di un’applicazione Android che non funziona entro un giorno, entro 24 ore. Poi, nel dicembre di quell’anno, Google ha cambiato le regole teorizzando che 15 minuti fossero sufficienti per provare un gioco. Personalmente la trovo una cavolata, e per due ragioni. La prima è che può ben capitare di non testare immediatamente un’applicazione. Per esempio, se riceviamo una chiamata urgente, a cui dobbiamo per forza rispondere, è abbastanza probabile che i 15 minuti trascorrano senza poter nemmeno aprire il gioco, o il programma. In secondo luogo, se l’applicazione è pesante, o richiede il download di dati aggiuntivi come nel caso di molti giochi, può ben essere che un quarto d’ora non è nemmeno sufficiente per scaricare tutto il necessario per avviare il programma. Ma può anche capitare il caso che possiamo giocare solo con connessione attiva, e che il nostro operatore telefonico non funzioni a dovere. E in Italia capita spesso, come ben sappiamo.

Non so se Google terrà ancora a lungo questa regola, alcuni studi legali americani stanno lavorando su delle class action per prolungare il tempo limite entro cui richiedere il rimborso. Ma per il momento è così. Per fortuna non è l’unico modo per ottenere un rimborso di un’applicazione.

Ottenere un rimborso da parte dello sviluppatore

Schermata di contatto degli sviluppatori di un'applicazione Android

La seconda strada è spesso consigliata dagli stessi sviluppatori nella descrizione dell’applicazione stessa: chiedere direttamente allo sviluppatore il rimborso, dopo che la finestra dei 15 minuti si è chiusa. Non sempre funziona, però. Alcuni sviluppatori fanno storie, inventano scuse, e non sono per nulla disponibili a risolvere i problemi legati alle loro applicazioni. Di solito, però, nei commenti vengono riportate le questioni irrisolte, o le baruffe tra i vari utenti e gli sviluppatori. La regola d’oro di leggere sempre i commenti e le recensioni prima di pagare vale anche per capire questo aspetto.

Ma, per esperienza mia, di solito gli sviluppatori tendono ad ascoltare eventuali problemi, e a trovare un modo per risolverli. Basta scrivere loro una mail, spiegando il problema, indicando particolari importanti (modello del telefono, versione di Android, nazione in cui utilizziamo l’applicazione) ed essendo gentili. Alcuni propongono direttamente un rimborso, altri magari provano a correggere il problema dell’applicazione. Alcuni fanno entrambe le cose, rimborsano ma sfruttano i consigli ricevuti per migliorare. E, praticamente tutti, ringraziano.

Certo, poi ci sono anche le carogne, quelli che vogliono solo arraffare i nostri soldi e non ci pensano due volte a fregarci. Ma c’è un modo per farsi restituire i soldi da loro. E per farlo dobbiamo passare ancora una volta attraverso Google.

Ottenere un rimborso da Google

Schermata per accedere alla pagina di richiesta del rimborso da parte di Google

Perché il contratto tra gli sviluppatori e Google prevede una cosa bella, per chi compra: se l’applicazione non ha una versione gratuita, o non viene utilizzata nelle prime 48 ore, allora Google stessa può emettere un rimborso a nome dello sviluppatore. Poi, penso, scalerà i soldi direttamente allo sviluppatore, ma questo particolare non è poi così importante per noi. Ma come fare?

Allora, per richiedere un rimborso tramite Google basta cercare la nostra applicazione nell’elenco di tutte le applicazioni che abbiamo comprato, installato o provato.

Elenco delle applicazioni acquistate

Dopo aver trovato l’applicazione di cui vogliamo chiedere il rimborso clicchiamo su di essa e scegliamo l’opzione “Segnala un problema”.

Schermata di richiesta del rimborso a Google

E, nella finestra successiva, scegliamo “Vorrei chiedere un rimborso”. Poi, nel campo di testo, spieghiamo chiaramente le ragioni per cui stiamo chiedendo un rimborso, e clicchiamo su “Invia”. Attenzione, però, non è detto che funzioni, ma se siamo stati chiari, e il nostro caso non è controverso allora Google ci rimborserà il dovuto. Ma se passa una settimana, più o meno, e non abbiamo ancora riavuto indietro i nostri soldi allora possiamo fare un ultimo tentativo.

Quando tutto il resto fallisce …

Immagine generica sul rimborso tramite banche

Ed è un tentativo abbastanza drastico: contattiamo la nostra banca, o le Poste se usiamo una PostePay, e chiediamo di bloccare il pagamento e di riavere indietro il nostro denaro. Dobbiamo però dimostrare che la nostra è una richiesta legittima, e lo è se c’è una violazione del contratto di vendita. E vendere un’applicazione che non funziona è una violazione abbastanza evidente, direi. Però dobbiamo dimostrarlo. E per farlo vale la pena di scattare uno screenshot della descrizione fornita dallo sviluppatore, come prova di pubblicità ingannevole. Poi dobbiamo presentare alcuni documenti importanti: le mail spedite allo sviluppatore stesso, e le sue risposte in cui si rifiuta di rimborsarci. O la sua non risposta, se lo sviluppatore ha bellamente ignorato i nostri reclami. Non c’è particolarmente fretta, potete anche preparare con una certa calma tutta la documentazione che serve: di solito possiamo contestare una transazione entro 30, 60 o addirittura 120 giorni. Ma questo dipende da chi ha emesso la nostra carta di credito.

Dopo aver presentato il reclamo dobbiamo inoltrarne una copia a Google. E ci possono essere due casi. Se la nostra richiesta di rimborso è inferiori ai 10 euro allora Google la addebiterà immediatamente allo sviluppatore, e accrediterà a noi il corrispettivo. Ma se l’importo è più alto di 10 euro allora Google proverà a contattare lo sviluppatore e chiederà spiegazioni. E chiederà i particolari anche a noi: in questo caso conviene mostrare, nuovamente, le mail scambiate con lo sviluppatore e tutta la documentazione in nostro possesso. Se il nostro caso è ben documentato, e la violazione del contratto è palese, allora è abbastanza improbabile che Google possa contestare qualcosa. E il nostro rimborso ci arriverà entro due o tre giorni.

Conclusioni

Immagine generica sul rimborso di un'applicazione Android

Penso non occorra dire altro per dimostrare come richiedere, e ottenere, il rimborso di un’applicazione Android difettosa non è proprio facile passati i primi quindici minuti. Per questo conviene evitare le applicazioni che non sono conosciute, o non sono popolari, o presentano troppe recensioni negative. O che sono di sviluppatori sconosciuti, sopratutto se non riportano nessuna mail o modo per contattarli in caso di problemi.